Molti pensavano che la profezia dei
Maya fosse un evento catastrofico estremo, che si sarebbe verificato
il 21 dicembre 2012. Probabilmente, quelli che ci avevano creduto, il
22 dicembre 2012 hanno pensato che i Maya fossero degli antichi
stregoni dediti all'uso di allucinogeni, e che, sotto l'effetto di
tali sostanze, si siano divertiti a prenderci in giro. Ora anche chi
sapeva che nessuna fine del mondo avrebbe avuto luogo in quella
fatidica data, deve dare atto ai Maya, popolo antico depositario di
enormi saggezze, che avevano pienamente ragione, e siamo noi, semmai,
che non sappiamo interpretare antiche e sagge profezie. I Maya, detti
anche “I Custodi del Tempo”, alcuni millenni fa sapevano che alla
fine di quello che per noi è stato l'anno 2012, il mondo non sarebbe
più stato uguale a prima. Quel famoso “calendario” era il loro
Messaggio per noi, che di custodire il tempo siamo assai poco
capaci. Quello che forse nemmeno i Maya sarebbero stati in grado di
profetizzare, è che a leggere quel Messaggio sarebbe stato il
massimo esponente della più importante organizzazione religiosa del
pianeta. Il Papa Benedetto XVI si dimette, lascia l'incarico.
Con un gesto completamente fuori dai
tempi e dagli schemi comunemente accettati e condivisi nella società
attuale, gesto che solo una persona di alto spessore morale è in
grado di compiere, colui che tornerà ad essere Joseph Ratzinger ha
dato il via formale ad un cambiamento che avrà una portata a dir
poco epocale, e i cui effetti, sicuramente grandiosi, fatichiamo
ancora ad intuire.
Il messaggio che i mass media si
sforzano di far passare è quello che il Papa, oberato dal peso
dell'età e sotto lo stress di un incarico logorante, non ha più la
forza di continuare, ed egli, onestamente, ne prende atto e si fa da
parte. Tale versione dei fatti, però, può bastare solo agli stessi
che temevano catastrofi il 21/12/2012. C'è qualcosa di molto più
profondo, a mio avviso, in un gesto di un uomo il cui potere non
poteva essere minacciato in alcun modo se non da se' stesso, come
sembra essere la situazione che riguarda Benedetto XVI.
Forse la precisa presa di coscienza
della necessità immediata di un cambiamento radicale di un qualcosa
che per troppi secoli è andato avanti a forza di dogmi, di “verità”
imposte e immutabili, volte solo a rafforzare l'autorità e il potere
della Chiesa nel mondo, ma che alla lunga hanno indebolito la Fede
Cristiana nelle persone.
Come diceva Oscar Wilde, “La
religione è un comodo sostituto della Fede”, e l'equivoco che si è
rafforzato nel tempo, a causa della dottrina propagata dalla Chiesa
nei secoli, è che Religione e Fede fossero la stessa cosa. Forse è
questo il vero peso che grava sulle spalle della figura del Pontefice
al giorno d'oggi, ed è più che comprensibile che l'età anagrafica
lo amplifichi a dismisura nella coscienza del futuro ex Papa.
Ratzinger, evidentemente, conosce molto bene la differenza tra religione e Fede, e sa che è giunto il tempo delle decisioni radicali che debbono realizzare il cambiamento che serve, decisioni che egli non è in grado di prendere.
Ratzinger, evidentemente, conosce molto bene la differenza tra religione e Fede, e sa che è giunto il tempo delle decisioni radicali che debbono realizzare il cambiamento che serve, decisioni che egli non è in grado di prendere.
Così, con un gesto di profonda umiltà
che lo fa indubbiamente Grande, si fa da parte, accettando un volere
a lui superiore, come si addice a chi ha Fede. Forse non sarà il suo
primo successore a realizzare il cambiamento che serve e che
riguarderà tutti, “credenti” e non, “praticanti” e non, ma
ciò che Benedetto XVI ha fatto è stato l' inizio di un qualcosa da
cui non si potrà tornare indietro.
Fa una certa impressione rilevare come
l'annuncio di oggi arrivi a pochi giorni dall'anniversario del rogo
di un Filosofo che la Chiesa ha, oltre che bruciato, tentato di
oscurare per secoli.
Giordano Bruno, oltre quattro secoli
fa, aveva tentato di spiegare che la Chiesa doveva avere Fede, ma fu
bruciato, perchè ritenuto Eretico.
Oggi Benedetto XVI, un po'
ereticamente, si è dimesso. Lo ha fatto leggendo un Messaggio in
latino, con qualche inflessione Nolana.
Marco Bertelli
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