lunedì 11 febbraio 2013

Il Messaggio

Molti pensavano che la profezia dei Maya fosse un evento catastrofico estremo, che si sarebbe verificato il 21 dicembre 2012. Probabilmente, quelli che ci avevano creduto, il 22 dicembre 2012 hanno pensato che i Maya fossero degli antichi stregoni dediti all'uso di allucinogeni, e che, sotto l'effetto di tali sostanze, si siano divertiti a prenderci in giro. Ora anche chi sapeva che nessuna fine del mondo avrebbe avuto luogo in quella fatidica data, deve dare atto ai Maya, popolo antico depositario di enormi saggezze, che avevano pienamente ragione, e siamo noi, semmai, che non sappiamo interpretare antiche e sagge profezie. I Maya, detti anche “I Custodi del Tempo”, alcuni millenni fa sapevano che alla fine di quello che per noi è stato l'anno 2012, il mondo non sarebbe più stato uguale a prima. Quel famoso “calendario” era il loro Messaggio per noi, che di custodire il tempo siamo assai poco capaci. Quello che forse nemmeno i Maya sarebbero stati in grado di profetizzare, è che a leggere quel Messaggio sarebbe stato il massimo esponente della più importante organizzazione religiosa del pianeta. Il Papa Benedetto XVI si dimette, lascia l'incarico.
Con un gesto completamente fuori dai tempi e dagli schemi comunemente accettati e condivisi nella società attuale, gesto che solo una persona di alto spessore morale è in grado di compiere, colui che tornerà ad essere Joseph Ratzinger ha dato il via formale ad un cambiamento che avrà una portata a dir poco epocale, e i cui effetti, sicuramente grandiosi, fatichiamo ancora ad intuire.
Il messaggio che i mass media si sforzano di far passare è quello che il Papa, oberato dal peso dell'età e sotto lo stress di un incarico logorante, non ha più la forza di continuare, ed egli, onestamente, ne prende atto e si fa da parte. Tale versione dei fatti, però, può bastare solo agli stessi che temevano catastrofi il 21/12/2012. C'è qualcosa di molto più profondo, a mio avviso, in un gesto di un uomo il cui potere non poteva essere minacciato in alcun modo se non da se' stesso, come sembra essere la situazione che riguarda Benedetto XVI.
Forse la precisa presa di coscienza della necessità immediata di un cambiamento radicale di un qualcosa che per troppi secoli è andato avanti a forza di dogmi, di “verità” imposte e immutabili, volte solo a rafforzare l'autorità e il potere della Chiesa nel mondo, ma che alla lunga hanno indebolito la Fede Cristiana nelle persone.
Come diceva Oscar Wilde, “La religione è un comodo sostituto della Fede”, e l'equivoco che si è rafforzato nel tempo, a causa della dottrina propagata dalla Chiesa nei secoli, è che Religione e Fede fossero la stessa cosa. Forse è questo il vero peso che grava sulle spalle della figura del Pontefice al giorno d'oggi, ed è più che comprensibile che l'età anagrafica lo amplifichi a dismisura nella coscienza del futuro ex Papa.
Ratzinger, evidentemente, conosce molto bene la differenza tra religione e Fede, e sa che è giunto il tempo delle decisioni radicali che debbono realizzare il cambiamento che serve, decisioni che egli non è in grado di prendere.
Così, con un gesto di profonda umiltà che lo fa indubbiamente Grande, si fa da parte, accettando un volere a lui superiore, come si addice a chi ha Fede. Forse non sarà il suo primo successore a realizzare il cambiamento che serve e che riguarderà tutti, “credenti” e non, “praticanti” e non, ma ciò che Benedetto XVI ha fatto è stato l' inizio di un qualcosa da cui non si potrà tornare indietro.
Fa una certa impressione rilevare come l'annuncio di oggi arrivi a pochi giorni dall'anniversario del rogo di un Filosofo che la Chiesa ha, oltre che bruciato, tentato di oscurare per secoli.
Giordano Bruno, oltre quattro secoli fa, aveva tentato di spiegare che la Chiesa doveva avere Fede, ma fu bruciato, perchè ritenuto Eretico.
Oggi Benedetto XVI, un po' ereticamente, si è dimesso. Lo ha fatto leggendo un Messaggio in latino, con qualche inflessione Nolana.

Marco Bertelli

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